Non
sempre si è padroni della propria vita, non sempre ci è
concessa la possibilità di scegliere.
Ma come il senso intrinseco espletato in questa narrazione, alla fine
è sempre meglio sapere, poiché talora ne può dipendere
la nostra esistenza, o anche il minimo che si può recuperare, pilotare,
decidere. Vivere o morire.
Questo romanzo d’amore, ambientato a Langley, sede centrale della
CIA, narra la storia di due persone che seppur destinate ad incontrarsi,
vivono il loro primo incontro in una forma insolita, paradossale per quella
che è la trama dell’opera, s’infiamma tra i loro esseri
una strana alchimia, sovvertente, un richiamo lontano, percepito unicamente
dai loro sensi che sono i primi ad incontrarsi, ad unirsi, fondersi e
cercarsi.
E quando la realtà, le loro respingenti realtà, ciò
che sono per la storia di quel tempo, il fronte tra la CIA e il KGB, inevitabilmente
si manifesteranno ed imporranno, inducendoli a separarsi per scongiurare
repentagli alla loro incolumità, accadrà invece, in seguito
ad una sequenza fortuita di eventi, lottando, sapendo, insieme saranno
alfine, in grado di salvarsi.
Lei troverà finalmente il suo posto, lui l’accoglierà,
e quando avranno saputo tutto quel che c’è da sapere, questo
stesso sapere sarà gettato alle loro spalle, integralmente, per
un inizio puro, incontaminato, per ricominciare da capo, in un divino
destino che li avrà uniti, senza più lotta, senza più
fuga, soltanto speranze, amore e vita.
«Il
mio nome è Kaleriya, e voglio portarlo con dignità, con
onore, a rischio di qualsiasi cosa, perfino della mia vita,
perché se dovessi morire, almeno lo farei dignitosamente.»
|