«Non ti sembra di spremere un pochettino troppo l’acceleratore?» Beth era in opulenta ansia, la velocità non le era mai andata a genio, in particolar modo quella di Kevin, che era sempre stato un imprudente sulla strada, a dir poco spericolato. In più di un’occasione, quando era stata in auto con lui, avevano rischiato di rimanere coinvolti in sinistri con altri veicoli, nonostante che per buona sorte i pericoli fossero stati scongiurati, talvolta addirittura all’ultimo secondo.
«Via, Beth! Stiamo percorrendo la statale ed è per giunta deserta, non c’è alcun rischio. So cosa sto facendo, non avere nessuna paura.» Kevin si stava sfogando, non gli pareva vero di avere possibilità di far sbizzarrire i duecentoquaranta cavalli della sua amatissima Porsche, il suo scattante gioiellino perennemente limitato nel traffico asfissiante di Houston.
«Ti prego, amore, a questa velocità e con la capote aperta, ho tutti i capelli scompigliati. Non vorrai che mio padre e mio fratello mi vedano arrivare così, come una pazza!» si sbrigliò, baloccando, nell’aver preso atto che fosse la cosa più idonea da dire, magari scherzarci su, Kevin si sarebbe seccato nell’assodare che non si fidasse, anche se onestamente era la pura verità. L’eventualità di ribaltarsi con l’automobile, soprattutto a quella velocità, era più che presente, e lei ne aveva un autentico terrore, un’antica paura che le era fervida e onnipresente, sin dall’epoca in cui era stata una bambina.
A questa eloquente esclamazione, lui le destinò una rapida occhiata e si rese conto che in fondo la donna non aveva torto. I capelli biondo miele di Beth avevano disegnato una specie di vortice sulla sua testa e, giunti a destinazione, di sicuro non sarebbero ritornati alla loro piega originale.
«Ok» soccombé alla fine, seppur a malincuore. «Forse hai ragione.» E rallentò. «Manca ancora tanto?»
Lei gli sorrise grata, ed anche estesamente sollevata. «Non tanto, ci siamo quasi, tra poco dovremmo avvistare un incrocio che devia per San Antonio.»
Beth era eccitatissima al pensiero di riabbracciare la sua famiglia, poter rivedere i posti dov’era cresciuta, gli splendidi luoghi in cui aveva vissuto momenti bellissimi della sua infanzia e della sua adolescenza, davvero indimenticabili. Da tempo era ansiosa di rituffarsi nel passato, magari persino recuperando le medesime emozioni, la serenità e la leggerezza fanciullesca che aveva provato in quegli anni, la libertà e la sicurezza, la meravigliosa famiglia di cui faceva parte.
Dal lontano giorno in cui si era trasferita ad Austin per frequentare il college alla Texas University, purtroppo non aveva trascorso più tanto tempo nel ranch di famiglia, situato a qualche miglio di distanza da San Antonio, e di conseguenza non aveva più ricevuto l’opportunità di stare a contatto con i suoi amatissimi familiari. Dopo aver ottenuto la laurea, aveva immediatamente conseguito un incarico di prestigio alla Lewis Oil, ubicata nella città di Houston, dove aveva inoltre conosciuto Kevin, primogenito del fondatore della maggior compagnia petrolifera dello Stato del Texas.
Si erano subito innamorati, in un cosiddetto colpo di fulmine, lui l’aveva notata all’istante, anzi, l’aveva proprio sequestrata, incantato dalla sua serafica e sinuosa figura, supremamente ammaliato da quegli occhi screziati di verde smeraldo ridondanti fascino e femminilità. Aveva adoperato tutte le armi a sua portata per far breccia nel cuore di Beth, finanche modici escamotage talora non tanto onorevoli, tuttavia s’era sempre comportato come un gentiluomo, l’aveva incessantemente trattata con insigne rispettosità ed amorevolezza, come suol dirsi, con i proverbiali guanti bianchi.
Così, in quattro e quattr’otto l’aveva presentata alla madre, opinione della quale Kevin aveva un considerevole riguardo, in pratica ne dipendeva in tutto e per tutto. E, per propizia ventura Beth le era piaciuta istantaneamente, semplice e deliziosa nei modi, molto elegante e beneducata, cosa fondamentale per la signora Lewis che proveniva da blasonate origini.
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E al presente Beth si ritrovava, senza quasi avvedersene, nel ruolo di sua fidanzata ufficiale e prossima alle sfarzose nozze, che le avrebbero consentito di venire a far parte di una delle più prestigiose famiglie di Houston. Non che questo le risultasse sgradevole, ma da un altro lato non le interessava più di tanto entrare in una simile cerchia aristocratica, era una cosa che in sostanza le risultava irrilevante. Tutta questa premura, però, l’aveva alquanto inibita e posta un filino a disagio, poiché Kevin l’aveva nientemeno travolta e le aveva dichiarato, senza in aggiunta ammettere alcuna replica, di volerla sposare al più presto.
Lei dapprincipio aveva tentato di dissuaderlo, precisandogli che ci sarebbe stato tempo per compiere un tale passo. Ma come si può ben immaginare Kevin, viziatissimo sin dalla nascita e dunque maldisposto ad accettare un qualsivoglia rifiuto, aveva insistito fin quando Beth non aveva demorso, fintantoché lei non si era piegata al suo volere ed aveva accettato di diventare la nuova signora Lewis.
Sì, perché l’averla incontrata era stata per lui una sorta di miracolo, sua madre era entusiasta, al contrario di come lo fosse stata per tutte le altre donne presentatele dal figlio, su cui aveva sempre avuto qualcosa da ridire. E la questione che Beth già lavorasse nella compagnia della sua famiglia, lo avrebbe inoltre agevolato nei riguardi del padre, il quale lo riteneva uno scavezzacollo senza arte né parte.
Anche il signor Lewis stravedeva per Beth, era a suo parere una eccellente collaboratrice e prima di tutto una persona esemplarmente educata e assai discreta, nonché una donna dalla presenza invidiabile, signorile ed affascinante, che gli concedeva di gestire al meglio le sue pubbliche relazioni, essendone lei la prima responsabile in azienda.
«Puoi svoltare a sinistra.» Beth gli indicò la strada, e in uno sfolgorio incominciarono ad assalirla i primi favolosi ricordi, il mastodontico albero su cui s’era arrampicata da piccolissima, il dirupo dov’era caduta da cavallo e il fiume dove aveva fatto i suoi adolescenziali bagni estivi.
© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto