Cera una volta, tanto tanto tempo fa, all’interno di un Bosco Incantato il paese di Colorandia.
A Colorandia abitavano tante Fatine ed Elfi, che vivevano in casette tutte rigorosamente colorate e a forma di fiore. Avevano grandi ali scintillanti, e maestosi abiti disegnati dai colori dell’arcobaleno.
Gli abitanti di Colorandia vivevano felici lavorando la Terra, che donava loro magnifici frutti: fragole, ciliege, albicocche, pesche, banane, mele rosse rosse, e chi più ne ha più ne metta.
In questo paese viveva anche Ribellina, una Fatina un po’ diversa da tutte le altre.
Ribellina, chiamata così appunto perché un tantino monella e combinaguai, era una Fatina orfana di genitori. Era stata trovata sulla riva del fiume che scrosciava lungo il bosco, ed era stata accudita da un vecchio Elfo pastore che l’amava tanto per quella che era, anche se faceva la monella, anzi, l’amava ancora di più, ma ahimè egli morì quando la piccola Fata aveva appena compiuto sei anni.
Ribellina se ne andava in giro per il paese indossando di continuo un abito molto largo, tutto blu e con un ampio velo nero sul capo. Gli abitanti del posto non gradivano affatto questa cosa giacché, colori così scuri, stonavano con le tonalità chiare e dolci del loro Mondo Fatato.
Nonostante ciò, lei insisteva a vestirsi in quella maniera, cosicché non riuscì mai ad avere amici e in paese tutti la evitavano. Chiunque, allorché la scorgeva nelle vicinanze, le girava al largo per paura che potesse combinare qualche guaio o mandargli una qualche maledizione.
La povera Ribellina faceva la Fata dura, non si curava di quel che pensava la gente e seguitava a vestirsi di nero e di blu, poiché a suo dire erano gli unici colori che riuscissero a nascondere le sue ali. Non le aveva mai mostrate in giro perché secondo lei troppo brutte, talmente bizzarre che se le avessero viste gli abitanti del bosco, sicuramente l’avrebbero bandita dal paese e lei, sola com’era al mondo, non sapeva proprio dove sarebbe potuta andare.
Ribellina veniva additata come Strega, in quanto dal suo velo si diffondeva una luce strana, e i più maligni dicevano che codesto era il flusso dei suoi malefici poteri. La povera Ribellina invece sapeva che non era così, sapeva di essere buona, ma per difendersi dalle parole infamanti che la facevano soffrire rispondeva purtroppo, in modo sbagliato, dando davvero prova di avere dei misteriosi poteri soprannaturali.
Per esempio una volta, mentre raccoglieva in un campo di fiori delle orchidee, i suoi fiori preferiti, un gruppo di Elfi più spavaldi si mise ad infastidirla e a lanciarle dei sassolini gridandole dietro: «Vai via dal nostro paese, brutta Strega, non ti vogliamo, torna al paese oscuro a cui appartieni.»
Ribellina sopportò più che poté ma ad un certo punto la sua rabbia fu tale, che l’energia sprigionata dalle sue ali si trasformò in un tumultuoso vortice che catturò quei furfanti e li scaraventò assai distante da lei. Da quel momento le cose si misero ancora peggio per la Fatina perché gli abitanti, saputo ciò che era successo, le proibirono di entrare in paese e la confinarono nella sua casetta in collina.
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Sennonché, un giorno accadde una cosa davvero brutta a Colorandia: l’arcobaleno che splendeva sempre nel cielo fu offuscato da una miriade di nubi nere e i Colorandini ne soffrivano tanto, dato che i colori dell’arcobaleno erano vitali per loro, in quanto fonte di calore e felicità.
Erano tutti enormemente disperati e anche Ribellina guardava dalla sua casetta la coltre di nubi che si era addensata su Colorandia. Sapeva che i poteri inspiegabilmente sprigionati dalle sue ali avrebbero potuto fare qualcosa per risolvere il problema, ma in fondo era ancora arrabbiata con tutti quei Colorandini che non l’avevano capita e che l’avevano giudicata, indi per cui non le andava affatto di correre in loro aiuto.
Nonpertanto, essendo in cuor suo una Fata molto buona, decise di scendere in paese lo stesso e, davanti agli occhi stupefatti dei Colorandini, si spogliò del velo nero che occultava le sue ali e… Meraviglia! Si rivelarono delle ali lucenti e coloratissime, ali grandissime e sfumate di tutti i colori dell’arcobaleno.
Ali così belle e scintillanti non le aveva nessun’altra Fata od Elfo al mondo e Ribellina, aveva pensato sbagliando che le sue ali fossero troppo appariscenti e che non sarebbero mai piaciute a nessuno.
L’energia emanata dalle sue ali, che sbattevano rilasciando nell’aria una sfavillante polvere magica, ricreò una brezza così forte che spazzò via tutte le nuvole e l’arcobaleno tornò a brillare alto nel cielo.
Tutti i Colorandini, affranti per aver trattato talmente male una Fata così dolce e bella che alla fine li aveva salvati, corsero subito a scusarsi con lei, inchinandosi e baciandole la mano per implorare il suo perdono.
Finalmente Ribellina aveva compreso di aver commesso un errore credendo che gli abitanti di Colorandia non l’avrebbero accettata per quel che era, e i Colorandini invece impararono una importante lezione, ovverosia che non bisognava giudicare gli esseri viventi dall’apparenza.
Ribellina fu proclamata a furor di popolo Regina di Colorandia e, ogni volta che usciva in visita al paese, mostrava orgogliosa le sue belle ali.
© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto
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