«I Nani, vedendo la loro adorata amica così bella anche nelle braccia della morte, non hanno il coraggio di seppellirla e la adagiano su una bara di cristallo, versando tutte le loro lacrime fino a quando il Principe, udita la disgrazia, non raggiunge il corpo della fanciulla. Egli posa le sue labbra su quelle della bella Principessa per darle l’ultimo bacio, quel vero bacio d’amore scioglie l’incantesimo della Strega e rallegra i suoi cari amici Nani. Il sogno di Biancaneve diventa realtà, e il Principe la porta con sé sul suo cavallo bianco per vivere per sempre felici e contenti.»
«Ma, nonna…» sbuffò Giulia un po’ annoiata. «Questa favola di Biancaneve me l’hai già raccontata tante volte, non ne hai qualcuna di più moderna?»
«Le vecchie fiabe sono sempre le più belle, ma va bene, cercherò di aggiornarmi. Ora dormi, cucciolo mio.»
Nonostante una timida protesta, la bimba si addormentò e la nonna le rimboccò le coperte e, in silenzio, lasciò la stanza non dimenticandosi di spengere le luci.
A dire il vero, pensò nonna Lucia, sua nipote non aveva interamente torto, ma restava da chiedersi il perché le favole moderne non le ricordava nessuno, mentre quelle un pochino più vecchiotte erano rimaste immortali, tali da diventare punti di riferimento per le generazioni a venire. “Intanto domani le ricorderò di Cappuccetto Rosso, poi casomai penserò a tirare fuori quel vecchio libro che tengo ad invecchiare nel baule in soffitta.”
Vestita con il completino preferito da mamma Letizia, il giorno successivo Giulia si recò a scuola dove di sicuro avrebbe incontrato il suo grande amico Marvin. Lui era il suo amico del cuore ma, la cosa dalla quale era più attirata, erano i suoi poteri magici.
Che divertimento quando lo vedeva far apparire all’improvviso un fiore, un gioco, oppure un giornalino di fumetti! Era anche assai bravo nei giochini da cellulare, ed aveva sempre un grande sorriso per tutti: un metro e cinquanta di simpatia pura.
Appena lo vide lo salutò calorosamente. Marvin le chiese una monetina, poi la fece sparire tra i suoi riccioli biondi per far comparire un attimo dopo una splendida collanina piena di perline colorate, suscitando scoppiettante felicità nella bimba.
Quel giorno Giulia era proprio contenta ma piuttosto stanca perciò la sera, una volta cenato, si apprestò a mettersi il suo bel pigiamino a strisce bianco e rosa, pronta per andarsene a letto. La nonna le fece una sorpresa presentandosi con in mano un vecchio libro un tantino sgualcito dal tempo.
«Ho deciso di darti retta, e quindi ti ho portato questo libro che avevo riposto in una vecchia cassapanca. Vedrai che questa sera ti leggerò una favola straordinaria, che tu non hai mai sentito.» Detto questo la fece accomodare sul suo lettino, le sistemò il guanciale dietro la schiena per stare più comoda e prese a sfogliare le prime pagine.
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Giulia dimenticò la stanchezza, guardò la nonna con i suoi grandi occhi scuri, e si preparò a seguire con attenzione questa nuova avventura.
La favola s’intitolava “L’incantesimo di TUTTOMAGICO” ed iniziava con queste parole: Ricorda, quando leggi questo libro non ripetere mai due volte la formula magica in esso contenuta, o te ne pentirai!
Raccontava di uno sperduto paesino situato nel bel mezzo di alte montagne. Gli abitanti non erano molti ma tutti avevano speciali poteri di magia. Purtroppo a renderli infelici era la presenza di una brutta Strega, come in ogni favola, che viveva in un castello protetto da un enorme Drago. Odiava tutti e, per farli star male, allorquando scendeva la sera rievocava un incantesimo che li trasformava in bestie feroci.
I poveri abitanti erano costretti a stare in casa per evitare di sbranarsi tra di loro, ma ciò non era sempre possibile perché occorreva recarsi a far rifornimento di legna per scaldare le dimore e si dovevano inoltrare nel bosco vicino. Potevano andarci soltanto di sera perché, durante il giorno, c’era il rischio di essere avvistati dal Drago che li avrebbe inceneriti all’istante. La situazione non era delle migliori.
Un giorno convocarono un potente Mago per provare ad annullare la maledizione. Il Mago venne, si sistemò su un ampio ramo per farsi vedere da tutti e declamò: «Potenti Dèi Sarfin, Malidos e Fervine, aiutatemi a salvare questo popolo!»
Per diversi secondi non successe nulla ma all’improvviso…
Giulia ascoltava attentissima ed aveva gli occhi sempre più sgranati.
Continuò la nonna: «Una grossa nuvola apparve in cielo, d’un tratto si abbassò e da essa sbucarono tre buffi personaggi che somigliavano a degli orsetti colorati di verde, che avevano un occhio solo molto grande. Tutti assieme, questi esseri bizzarri pronunciarono una formula magica che diceva: CADO MADO E LUCO.»
Giulia si mise in piedi sul lettino e s’inclinò verso la nonna affermando: «Non ho capito bene, che cosa hanno detto?»
Sbadatamente, la nonna ribadì: «CADO MADO E LUCO.» E così, in un attimo scomparve dalla vista della bimba.
Giulia si pietrificò e si guardò intorno con gli occhi spalancati dal terrore. Con un balzo scese dal letto e vi guardò sotto, in tutta la stanza ma della nonna nessuna traccia. Il cuore le batteva forte in petto e grosse lacrime le scendevano a fiumi dalle guancette tremolanti. «Papà, mamma, aiuto…! La nonna non c’è più!»
I genitori accorsero immediatamente, la cercarono ovunque ma non ci fu niente da fare. Ai piedi del letto, l’unico oggetto rimasto: il libro che mostrava la copertina con su disegnata una orrenda Strega che rideva con fare maligno.
«Devo salvare mia nonna, devo salvare mia nonna…» ripeteva sconsolata la povera Giulia. E, di colpo, le venne in mente l’unico che potesse aiutarla: il suo amico Marvin.
© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto
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