In un paese lontano lontano, dominato dall’alto da un grande colle fiorito, viveva un Principe dagli occhi scuri come la notte del bosco. Era bellissimo il Principe, di una bellezza sconvolgente, quasi come fosse stata dipinta dagli Angeli… il suo portamento era così elegante e fiero ed il suo incedere talmente maestoso che un’aura magnetica lo seguiva in ogni dove.
Meraviglioso era il Principe, con quei suoi scuri capelli perennemente accarezzati dal vento, come amava il vento… ed amava sentirlo, e udirlo, sfiorare dolcemente violento gli alberi e i prati, i magnifici e variopinti fiori che affollavano il suo immenso Giardino.
Successore del Re di quella valle incantata, era da tutti conosciuto come “Il Principe dell’Amore”, in quanto credeva nell’Amore sopra ogni cosa, sopra tutto, ma in molti lo chiamavano altresì “Il Principe dei Sogni”, perché con la sua Corte di Maghi si occupava principalmente di questo… regalava sogni alle persone, e al contempo li realizzava… viaggiava per tutto il Regno, solcava mari e tempeste, fino ai suoi confini per donare un sogno anche alla più esigua creatura che lo avesse abitato. Ed il suo Regno, il Regno dei Sogni, era pregno d’amore e di speranze, pieno di colori e di magie. Di sogni realizzati.
Il Re suo padre era molto vecchio, mentre la Regina Madre era già purtroppo volata in cielo, per mano di una perfida Congrega di Maghi Neri interessati al dominio di quella valle intrisa di poteri magici, e bramavano di potersene appropriare per i loro malefici scopi.
Capitanati da un losco Cavaliere usurpatore di Anime e di Colori, essi avevano intrapreso a concretizzare il loro disegno attorniando subdolamente la dolce dama di cortigiane infide, una delle quali era riuscita ad avvelenarla, provocandole un fulminante colpo al cuore. Indebolire il Re, strappandogli e strappando alla vita i suoi affetti più cari, il primo passo per la vittoria.
Il Principe aveva sofferto molto, moltissimo, era stato un acuminatissimo fendente al suo giovane cuore… a quel tempo era stato poco più che un sedicenne che non aveva mai guardato la morte, non ne aveva mai saggiato l’orrore, bensì soltanto la vita in tutte le sue cangianti gradazioni di colore, proprio come quelle delle sue tanto adorate rose che regnavano nel suo fiabesco, perfetto Giardino.
Un giorno, nel mentre che sostava nel suo Giardino a ritemprarsi del suo ultimo viaggio, una cosa singolare avvenne. Non s’è detto, che pur assicurando Amore e Felicità agli abitanti del suo Regno ed oltre, fin dove poteva, egli non aveva mai incontrato l’Amore. O, per meglio dire, l’Amore stesso non gli aveva ancora svelato il suo più profondo, e struggente volto.
L’Amore si sa, ha tante facce e tante espressioni, una miriade di sfumature, l’Amore è il Signore delle Anime, il Dio delle Anime, il Padre del Cuore. E, nella sua veste di eterna ed altissima Divinità, l’Amore non si era mostrato nel suo lato più passionale e romantico, ancorché doloroso, non gli aveva mai arso il cuore né appannato la mente, consumato l’Anima. Affetto ed Amore possono talora essere confusi, essere ritenuti alla stessa stregua, la passione può intingere il suo rosso più dispotico e sgargiante ma non sempre accompagna l’Amore nel suo vero volto, non sempre è Amore Vero. Anzi, si è già fortunati se capiti almeno una volta nella vita…
E sì il Principe non era un vagheggino, nonpertanto ne aveva corteggiate tante di damigelle, e tante ne aveva amate… pensava lui. Stupendamente romantico, amava e idolatrava il mondo femminile nella sua vellutata delicatezza, la sua soavità, ogni fanciulla era stata per egli sempre un prezioso tesoro da non mai profanare, ma anzi da venerare e vezzeggiare. E quale miglior foggia per onorare una delicata donzella se non ricoprendola di fiori, tenerezza e candida Magia?
Il suo cuore era però rimasto sempre suo, non lo aveva mai dato, o lo aveva dato a metà. Mai gli era stato rapito. Anche se, i suoi sogni erano spesso popolati da una fanciulla misteriosa, mai conosciuta, una figura eterea e dorata… che volava ad un passo da terra sulla riva di quel fiume incantato dove spesso il Principe passeggiava, assorto, e sognava… sognava di poterla finalmente incontrare. Non conosceva il suo volto, così come non conosceva quel volto dell’Amore, ma in pari tempo ne conosceva il sentore, l’esistenza. Era sicuro che prima o poi l’avrebbe incontrata. La sua Fata, diceva, «lo so che esiste.»
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Fu così che in quel giorno, un giorno come tanti credeva lui, il Destino bussò alla sua porta. Non aveva sembianze di Fata, per la verità non aveva neanche le sembianze di una dama. Era una farfalla.
Il Principe sulle prime non ne rilevò la presenza, mentre era intento a curare le sue amatissime rose. E, dassezzo, molteplici erano le variopinte farfalle che aleggiavano nel suo Giardino, una più incantevole dell’altra… eppure, questa farfalla aveva un nonsoché di speciale, e lui non poté evitare di notarla, tra tutte. Era blu, solamente blu.
Mimetizzatasi così bene tra le rose, anch’esse blu, dapprincipio la sua voce non venne distintamente udita, ma percepita solo come un sussurro soave. Il Principe pensò ad un sogno, uno di quei tanti sogni dove quella misteriosa fanciulla gli parlava, gli sussurrava frasi incomprensibili ma dal tono talmente inebriante e melodioso, che egli ne riceveva ugualmente estasi e brivido, un nugolo di emozioni che parevano provenire direttamente dal Divino…
«Principe dei Sogni» principiò la Farfalla, allorché egli ne distinse la presenza, «il nostro Reame è in pericolo, abbiamo bisogno di voi.»
Il Principe allungò la mano per sfiorarle un’ala freneticamente svolazzante e, nella sua immane gentilezza e premura dichiarò: «Tutto quel che posso.»
© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto
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